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“I duellanti”, una storia nella storia al Quirino

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Fino al 6 marzo al teatro Quirino di Roma Alessio Boni e Marcello Prayer si sfidano ne I duellanti, spettacolo estratto dal romanzo di Joseph Conrad.  Il grande scrittore polacco del Novecento offre alla regia a quattro mani di Alessio Boni stesso e Roberto Aldorasi una storia con due risvolti: violenza e battaglie da una parte, incertezze e dubbi esistenziali dall’altra.

In scena c’è un duello tra due militari della Grande Armée, ma al tempo stesso c’è il duello di ognuno con la vita. All’interno della scenografia contemporanea perfettamente studiata e giostrata di Massimo Troncanetti e il sapiente utilizzo delle luci di Giuseppe Filipponio, due compagni dell’esercito napoleonico in marcia verso la Russia si sfidano ripetutamente e instancabilmente per per tutta la loro esistenza. Nonostante l’avanzare dell’età, i cambi di grado militare, le trasformazioni politiche francesi e le distanze geografiche, la fiamma del loro confronto non si estingue, anzi, sembra fortificarsi con il passare del tempo. Gli altri personaggi (interpretati da Francesco Meoni) non sono che spettatori di questo storico scontro, divenuto popolare in tutto l’esercito.

Da un futile scontro dapprima verbale, le cui origini rimarranno sconosciute ai più, si diramano combattimenti spettacolari tra spadaccini, sfide a cavallo di gru, conflitti in moviola o nel buio di una foresta fumosa. I due attori, soprattutto nella parte centrale dello spettacolo, riescono a intersecarsi tra loro in maniera perfetta: emblematico in questo il dialogo sul rientro in patria dopo la devastante sconfitta contro il “generale Inverno russo”, in cui i due si completano le frasi vicendevolmente.

E’ un rapporto strano, quello tra i due ussari, il nobile nordico D’Hubert e il guascone Feraud: odio e dipendenza reciproca si intersecano in modo ambiguo, le due esistenze sono legate da sentimenti condivisi e irrinunciabili: sono la sfida, il pericolo, la presenza dell’altro a farli sentire vivi e reali. Combattono il rivale per sopravvivere a sé stessi, alle proprie incertezze (verso l’amore o verso la fede politica).

Questo è il racconto dentro al racconto: mimetizzato dietro una storia di battaglie fisiche, Conrad narra una storia di battaglie psicologiche, più intime ma anche più universali. Nelle parole del traduttore e adattatore Francesco Niccolini si racchiude l’essenza dello spettacolo:  l’avversario più feroce lo hai dentro di te e non riesci a liberartene per il semplice fatto che sei tu che non vuoi liberartene. È il richiamo della foresta, la voglia di libertà, il piacere del rischio e della conquista. E non sta altrove, sta dentro e si nutre di te e tu di lui.

 

Giulia Zanichelli