E’ la vigilia dell’occupazione, gli operai di una fabbrica, ricevuto l’ordine di sgombero da un ridicolo commissario, decidono di attirare i passanti travestendosi e mettendo in scena il funerale del loro padrone. È così che entriamo in questo mondo al contrario, una farsa caleidoscopica, un metateatro in cui si dimenticano i limiti fra realtà e finzione. La scena è popolata da personaggi sopra le righe, degni di una moderna cena di Trimalcione, che servono davanti agli occhi dello spettatore le efferatezze più atroci: morti bianche, violenza sulle donne, traffico d’organi. Dalla platea l’orrore si trasforma in risata, quasi che il metateatro trasformi anche gli spettatori in crudeli voyeur di un grottesco spettacolo.
“Il funerale del padrone”, atto unico di Dario Fo tratto dall’opera “Legami pure, tanto io spacco tutto”, mette in scena il teatro sociale nello stile più puro dell’autore, snodandosi in una genialissima confusione fra messinscena e reale di cui quasi si rischia di perdere la cognizione. “Ma è davvero tutto finto? I numeri sono veri però!”
Al teatro India, dal 28 al 30 Aprile, il testo prende vita di nuovo e diventa uno spettacolo muscolare e palpitante. Il regista Massimo di Michele forza al massimo gli schemi, destruttura il genere farsa e reinventa le regole del gioco, sostenuto da un cast energico, formato dagli attori della Scuola di Teatro e Perfezionamento Professionale del Teatro di Roma che imbastiscono una coreografia recitata, un Teatrodanza che sembra partorito dalla mente di Pina Bausch, in cui lo spazio nero della scena viene riempito fino alla nausea. I personaggi ricordano i protagonisti dei film di Pedro Almodovar, spregiudicati, colorati, dissacranti. Un ventaglio di caratteri costruiti con maestria, ravvivati da una regia moderna e coraggiosa. Dalla politica al clero, passando per la sanità, nessuno viene risparmiato e si arriva a scomodare anche il soprannaturale, con l’arrivo del gran Poiano, addetto a prelevare l’anima del defunto. È il punto più alto della farsa, in cui l’incorruttibile viene sporcato con impertinenza e persino l’anima diventa il fetore lontano dei fumi di scarico.
Mila Di Giulio