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La Carmen K al Comunale di Bologna: “l’ amour est un oiseau rebelle” !

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Monica Casadei, di origine ferrarese e laureata in filosofia, fonda nel 1994 in Francia la compagnia Artemis Danza. Da maggio del 2014 Artemis Danza è ha residenza artistica al Teatro Comunale di Bologna.

In questi giorni ci ha regalato “Carmen K“. L’ opera di Georges Bizet è scissa due atti: nell’Atto I, sulle note della Carmen, l’ autrice dà carta bianca a quattro giovani Dj del roBOt festival di rielaborare, remixando live nel segno dei propri rispettivi universi sonori, altrettante arie dall’ opera. Alla struttura musicale corrisponde un impianto scenografico caratterizzato dalla presenza di installazioni in cui si susseguono opere di artisti visivi individuati nel ricco bacino artistico della regione Emilia-Romagna. Questo primo quadro, come lo chiamerebbe lo stesso Bizet, è animato da una serie di “a solo” ballato prima al femminile e poi al maschile; i giovani danzatori ballano il ritmo dell’ Hip Hop e in abiti da discoteca, la più moderna. La prima parte avvia alla sua conclusione con i giovanissimi ragazzi della scuola di Teatro Galante Garrone che avanzano, alternandosi il proscenio con un cuore in mano, un cuore morto. Bisogna ammetterlo, questa Carmen di Monica Casadei ha un tocco di classe che spiazza e affascina il pubblico di Bologna!

L’Atto II cambia totalmente, creando un’atmosfera più magica. L’ aria che si respira è quella del circo e di una poetessa visionaria. Al lato sinistro del palco, su di un tappeto rosso, una donna seminuda, la Carmen, invita gli uomini ad inchinarsi al suo cospetto. Basta il palmo della mano e il movimento delle cinque dita per farsi obbedire. Il quadro successivo è composto da un cerchio verde su cui corre una donna nuda, simbolo del tempo che corre instancabile e verso l’ infinito. E qui comincia un ballo eterno tra i ballerini che si mischiano, si amalgamano, tra Escamillo e Micaela che risponderanno come le rondini al richiamo della natura. Lui al canto delle Sirene, lei al ruggito degli uomini. In scena sedici ballerini: sette uomini e sette donne, Escamillo e Micaela; gli uomini a petto nudo dai pantaloni pantaloni bianchi hanno una grande rosa rossa che copre l’ intestino. Le donne hanno abiti diversi l’una dall’ altra, vivono il colore nero con qualche spruzzo di rosso.

Questa sottile comprensione di Carmen da parte della Casadei, le permette di approfondire la questione del desiderio e la volontà di imporlo. Carmen vuole, vuole amare, amare come lo intende lei! “Esiste un’unica e assoluta libertà libera, sincera e istintiva, pulsione armonica accordata alle melodie del corpo selvatico, corpo di donna – scrive Francesco Colaleo- terrestre per domicilio. Carmen fiuta l’ odore della sua libertà, oltre i confini del corpo mortale, sceglie con volontà di potenza di esistere. E’ carne cruda , Kimera di meraviglie, di passione e di piacere dall’ indomabile sapore. Libera di amare chiunque faccia vibrare gli strati lucenti delle sue pulsioni. Essere liberi è un bisogno fisiologico, perchè noi siamo liberi allo stato delle cose primordiali, liberi dagli interventi dell’ uomo istruito e parlante, frutto maturo della società, di ieri e di domani. La libertà di amare e di esistere anticipa tutte le altre libertà. Come i nomi propri di persona, la lista delle libertà è infinita. Qui, adesso, se non esistessero gli opposti, né tutti i contenitori culturali, la libertà avrebbe un solo nome: Carmen”. Senza vertigine e senza temere l’ eccesso, circola nell’ immensità del mito per trarne un affresco stordente di bellezza e di furore. I ballerini, spinti dalla loro coreografa, gettano le loro forze nella battaglia. Fin dall’ inizio la danza è poderosa, ardente, selvaggia e naturale. Il gruppo è compatto. Un’ armonia sanguinosa fra l’ urlo della passione e quella della libertà oltraggiata fa presagire la drammatica conclusione.

In ultimo cito Sonia Schoonjeans: “Con questa Carmen di Monica Casadei magistralmente interpretata dalla sua Compagnia Artemis Danza, il mito ci è restituito in tutta la sua pienezza e, parafrasando quello che scrisse Victor Hugo a proposito di Amleto, possiamo dire: <<Carmen non siete voi, non sono io. Carmen non è una donna, è la Donna>>.”

Alessandro Vellaccio