Uno spettacolo pluripremiato per una storia ambientata nella Germania degli anni ’40 dove si racconta l’incontro di due donne. Ofelia, una giovane disabile mentale che vive coltivando fiori nell’assoluta innocenza di un rapporto di verità col mondo, e Gertrud, un’infermiera nazista mandata a verificare le condizioni di Ofelia. Il compito di Gertud è sottoporre Ofelia al programma T4, il cosiddetto ‘Olocausto minore’ che prevedeva l’eliminazione dei disabili come vite ‘indegne di essere vissute’.
Il tutto raccontato in un triplice registro, il racconto di Gertrud dopo la fine della guerra, le vicende precedenti che scandiscono i momenti della storia e le canzoni di Edith Piaff (così piene di desiderio di vita e di libertà circondato da un grande alone di profonda solitudine) che sintetizzano i momenti di conoscenza delle due donne ed enfatizzano le loro emozioni. “Reggersi l’uno con l’altro” è la terapia che Gertrud sceglie per guarire Ofelia. E’ la terapia che Gertrud sceglie per guarire se stessa, per scappare da una vita piena di dolori e di solitudine. Queste due donne si incontrano in un momento della loro vita in cui sono completamente sole e per sfuggire da questo incubo decidono di affidarsi l’una a l’altra.
Ofelia e Gertrude le due donne dell’Amleto. Suggestioni shakespeareane: Ofelia è come un cristallo che cede al carico di dolore e violenza che la sovrasta e impazzisce come il ramo del salice si piega fino a spezzarsi. Lei torna tra le acque. Torna a quella madre che per tutta la vicenda è stata assente. Ofelia è circondata da uomini. Dalla violenza che solo gli uomini sanno generare in quel modo.
Anche l’infermiera Gertrud nasce sotto il segno di Shakespeare.
La regina Gertrud, l’amante del tiranno. La connivenza con il male. Gertrud cammina su un filo. Da un lato ha il figlio che le chiede di redimersi, di smettere di stare nello stesso letto con l’assassino; dall’altro ha il tiranno che la lusinga, che la fa sentire donna, forse per la prima volta. Lei vittima del potere ma carnefice della persona da lei più amata.
Persone normali, non mostri, che, giorno dopo giorno, agivano, complici tanti fattori, da carnefici.