Fuggire per vivere vuol dire Vivere. L’esodo a cui assistiamo tutti i giorni è una tragedia di cui si parla troppo poco. Ogni essere umano ha il diritto di vivere nel luogo in cui è nato, se lo desidera. Oggi questo diritto per molti è solo un utopia.
Gesù è stato il primo rifugiato della storia fuggendo dal proprio paese, così come il suo popolo: gli ebrei.
Non credo esistano etnie, razze, popoli violenti o incivili, esistono uomini diversi. Molti sono costretti a subire le decisioni prese da pochi che detengono il potere. Ed è proprio il potere, l’avidità, il denaro, l’ignoranza, il poco rispetto ecc… le cause principali di tali ingiustizie.
I rifugiati non sono numeri, ma persone come noi. Refugees vuole raccontare le loro storie per stimolare il pubblico a riflettere e per restituire dignità a uomini e donne che si trovano nella condizione di dover lasciare la propria terra; quella stessa terra verso la quale, se potessero, tornerebbero immediatamente.
Refugees è un teatro sociale e civile che vuole parlare alle coscienze. Grazie alla sensibilità di Claudia Koll, Valeria Contadino e dei giovani artisti coinvolti nello spettacolo, crediamo che la conoscenza del diverso da noi sia una risorsa e un arricchimento. A questo proposito, per tutto il cast è stato molto importante e una fonte di crescita personale conoscere e dividere la scena con Soumaila, un ragazzo del Mali che racconterà, durante lo spettacolo, la sua storia. Credo sia necessario partire dal quotidiano, per far sì che possa radicarsi nella società e nelle singole persone la cultura dell’accoglienza.
Refugees sarà presto in Sicilia e speriamo possa proseguire ancora in giro per l’Italia. Ci piacerebbe arrivare anche in quei posti dove il rifugiato è considerato una minaccia, per cercare di eliminare i pregiudizi e far capire che i messaggi che passano attraverso i mass media non sempre corrispondono alla verità.