Lavori. Pensi che avere dei soldi tuoi ed una vita regolata da orari prestabiliti possa farti sentire completo. Non è mai così.
Staticità della scenografia e dinamismo dei personaggi s’intrecciano in un labirinto di storie di professioni diverse al Teatro Trastevere in “Sempre Domenica”, dal 18 al 23 aprile.
Lavoro significa -in senso etimologico, ma anche pratico- fatica. Sei personaggi polimorfi sul palco raccontano le loro professioni, fatte di sacrificio, stanchezza, abbattimento. Sei sedie rappresentano la loro impossibilità di essere liberi, per il necessario e spasmodico bisogno, desiderio, inseguimento del dio denaro in un momento di stabilità effimera come quello attuale.
Lavorare per sopravvivere, non per vivere. Vivere per lavorare sembra essere l’imperativo di una generazione costretta ad abbandonare i propri sogni per guadagnare in vista della pensione.
Non c’è tempo per il piacere, non c’è tempo per il godimento. Ci sono sacrificio, momenti perduti a causa di impegni lavorativi, occasioni sfumate.
Per chi lavora non è mai domenica. Stanchezza, stress, fatica, non lasciano il lavoratore medio neanche durante il giorno di riposo per antonomasia.
Clara Sancricca porta in scena un momento di riflessione sul mondo del lavoro, su quello che porta a perdere l’ avere una posizione stabile, su quanto sia necessario mantenere il proprio impiego, seppure senza entusiasmo, in questo periodo di crisi.
Lo spettatore/lavoratore leggerà sul palco un invito a non mollare, fatto di battute divertenti e riflessioni profonde.
L’affanno quotidiano viene stemperato dalla consapevolezza del non essere soli alla fine del turno: il tutto, con la speranza che non si debba continuare a sgobbare -si spera- per sempre.