Sinceramente colpiti. Ecco come si rimane una volta arrivati alla fine di “Ti regalo la mia morte, Veronika”. Uno spettacolo in scena al Teatro Argentina fino al 14 febbraio. Uno spettacolo che doveva essere un hommage a Fassbinder ma che sembra essersi trasformato solamente in un dialogo serrato tra gli attori e il regista. Come in un dialogo tra sordi il pubblico è stato costretto ad ascoltare più che a vivere la performance.
Una decisione che è costata cara alla compagnia, che è stata applaudita sembra più per la ferma volontà di premiare la costanza degli attori piuttosto che per una sincera presa di coscienza del pubblico.
Tutti gli attori: Valentina Acca, Massimo Arbarello, Fabio Bellitti, Caterina Carpio, Sebastiano Di Bella, Estelle Franco sono stati bravi. Onestamente bravi.
Acca ha saputo dare il meglio di sé con una drammaturgia che lasciava poco spazio a una dimensione intima del rapporto tra il pubblico e l’attore. Se tutto è urlato o portato allo stremo, cosa resta della bellezza delle piccole cose? Se tutto è eccesso, anche l’eccesso alla fine si diluisce nel nulla.
Il linguaggio metaforico, allusivo e certe volte fuori luogo del testo ha lasciato di stucco tutte le prime file, che hanno registrato anche delle defezioni. Rumorose e perciò ben accette.
Del resto, non tutto può piacere. Però, lanciare una bomba così complessa su un pubblico è stato un atto molto rischioso.