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Valter Malosti con la trilogia: GIRO DI VITE – SENSO – ANNA KARENINA _ dall’8 al 17 marzo Teatro Torlonia

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Dall’8 al 17 marzo il Teatro Torlonia dedica la scena alla TRILOGIA MALOSTI:

Valter Malosti compone una trilogia di donne ottocentesche: tre spettacoli su tre affascinanti e misteriose figure letterarie di fine Ottocento

narrate dalla penna di Camillo BoitoLev Tolstoj e Henry James, protagoniste di SensoAnna KareninaGiro di vite, alle quali dà corpo e voce Irene Ivaldi.

TRILOGIA MALOSTI

GIRO DI VITE _ dall’8 al 10 marzo

SENSO _ dal­ 12 al 14 marzo

ANNA KARENINA reading _ dal 15 al 17 marzo

Le prime degli spettacoli dell’812 e 15 marzo saranno precedute da un incontrocon

la giornalista e critica teatrale Katia Ippaso che ci introdurrà alla ricchezza della forma-monologo,

agganciata in questo caso a precisi archetipi letterari, figure tragiche di donna.

Dall’al 17 marzo nel suggestivo gioiello architettonico del Teatro Torlonia va in scena la TRILOGIA MALOSTI, dedicata ad un incessante sperimentatore della scena il cui lavoro si focalizza da anni sulla trasversalità delle arti. Regista dallo sguardo sempre curioso ma con radici ben affondate nel solco della tradizione, Valter Malosti compone una trilogia dedicata a tre donne, tre affascinanti e misteriose figure letterarie di fine Ottocento, narrate e descritte dalla penna di Henry James, Camillo Boito e Lev Tolstoj protagoniste di GIRO DI VITESENSOANNA KARENINA, alle quali dà corpo e voce Irene Ivaldi. Tre padri della letteratura si fanno portavoce di desideri e turbamenti difficili da esprimere, con una compassione che scuote dolorosamente. Le tre donne possono raccontarsi senza reticenze, accompagnate nello svolgersi tragico delle loro esistenze. La protagonista di Senso si compiace nel rivivere le emozioni della propria giovinezza e, con audacia e immodestia, racconta come un turbamento erotico l’abbia portata al crimine, senza alcun pentimento. D’altro canto la misteriosa istitutrice di cui James ci parla è una donna forte, ma leggera, un’umanissima voce in cui macro e microcosmo si fondono; mentre Anna Karenina è prigioniera della propria fama, sia nella finzione tolstojana sia nella realtà.

GIRO DI VITE, primo spettacolo della trilogia, in scena dall’al 10 marzo, è un racconto di fantasmi unico nel suo genere, definito da Oscar Wilde meraviglioso e velenoso, come una tragedia elisabettiana. Una storia che si sviluppa attraverso gli occhi dell’istitutrice, a cui il romanziereHenry James non dà un nome; una storia alla quale non vorremmo credere – e sin da subito ci si chiede se non ci sia da dubitare del racconto della ragazza- incapaci di accettare il pensiero che il male esista e che, il suo manifestarsi, sia tutt’altro che gradevole.

Irene Ivaldi dà corpo alla misteriosa istitutrice, letteralmente abitata dalle presenze di volta in volta evocate; una polifonia di voci che diviene avventura psichica, rumore del pensiero. Un punto di vista libero, uno sguardo sull’abisso, privo di qualsiasi giudizio, che chiama in causa la coscienza di ogni spettatore e lo spinge a partecipare, interrogandosi, in un’atmosfera opprimente e ambigua.

Il secondo appuntamento è con SENSO, in scena dal 12 al 14 marzo, dall’opera di Camillo Boito, nota al grande pubblico grazie alla versione cinematografica di Luchino Visconti del 1954. È il diario di una passione forte come la morte, trasposto qui in uno spettacolo da camera, dove gli spettatori sono invitati ad ascoltare i racconti della contessa Livia Serpieri, come fossero ospiti di un immaginario salotto ottocentesco. Ancora una volta Irene Ivaldi interpreta la protagonista, la contessa che a trentanove anni, con un conturbante e sconvolgente monologo interiore, narra la storia d’amore e di odio vissuta vent’anni prima. La scandalosa relazione con il tenente Remigio Ruz, cinico ufficiale dell’esercito nemico, che esplode in un drammatico e atroce colpo di scena. In un ambiente cupo, quasi privo di luce, si consumano rimorsi che provengono da un passato e da indelebili ricordi lontani. Una raffinata operazione di autocoscienza sullo sfondo dell’Italia Risorgimentale, che fonde tormento, amore, vita e morte.

ANNA KARENINA, primo studio in forma di reading, conclude la trilogia dal 15 al 17 marzo.  Sotto forma di fitto e incessante dialogo tra voce e violoncello si intesse la traiettoria di vita di Anna, bella, giovane, brillante, ma sottoposta alle ferree regole di convivenza della società pietroburghese. L’incontro con il giovane Vronskij, – ricco, intelligente, nobile –, è deflagrante per il futuro della donna poiché, per lui, Anna rifiuta l’offerta di divorzio che il marito le offre e rinuncia a vedere il figlio che ama. Anna appare come un uccellino in gabbia, che vorrebbe scappare al di là delle sbarre, ma si accorge di non poter volare. Una moderna eroina, la quale desidera che l’amore – corrisposto – per Vronskij non sia contaminato dalle leggi che regolamentano i rapporti ordinari. Prigioniera di sé stessa, teme di perdere l’uomo che ama, dando voce al suo pensiero con frasi sincopate, urlate, singhiozzi, singulti, sbuffi più veloci di un treno che non si ferma. Un destino tragicamente segnato, una morte determinata dalla mancanza di libertà, da un muro di ostilità che conduce alla disperazione.