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Conclusa la mostra ‘Mondi diversi’ di Patrizia Castaldi

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All’interno di un suggestivo giardino in Via Margutta 51 si è da poco conclusa la prima personale di Patrizia Castaldi Mondi diversi.  La parola d’ordine è la stessa che utilizza spesso l’artista: leggerezza. Gli intrecci creati sembrano avere la fluidità della lava incandescente e la sinuosità di un serpente. Il tutto è nobilitato da materie prime ricercate, colori forti, piccole parti di un’armonia che ha l’eleganza peculiare di una mano femminile.

La carriera di Patrizia Castaldi, iniziata come costumista cinematografica, è sempre stata caratterizzata da un gusto enigmatico, sofisticato, che fa della sottrazione la sua forza. Una ricerca continua che culmina nelle sue ultime opere in cui, come lei stessa sostiene, sembra ricongiungersi con forze superiori cercando un equilibrio raggiungibile attraverso la commistione dei materiali. I metalli dominano, soli o congiunti con il legno e la pietra; elementi che l’artista mescola e modella come un alchimista.

L’utilizzo di forme geometriche semplici e immediate compie un paradosso: riesce a unificare e a restituire linearità ad un universo scomposto che spinge verso direzioni differenti. Ogni pezzo può avere molteplici interpretazioni, ma la linearità delle forme le accoglie tutte, come un ordine universale clemente.

Il titolo dato all’esposizione Mondi diversi parla di realtà lontane che si incontrano, si respingono e creano una nuova fisionomia. L’arte tribale si avvicina così alla proporzione occidentale, il rame si innerva all’interno del legno per curarne le ferite, per completarlo riempendone le venature. I pezzi sembrano incastrarsi naturalmente e, posando gli occhi su questi puzzle tridimensionali, non si riesce a trovarne le giunture.

Nella galleria La nuvola assistiamo a una vera e propria dichiarazione di intenti: creare a pochi passi dal centro nevralgico del turismo e del caos romano un microcosmo alternativo dominato dalla grazia.

Mila di Giulio