Donne che si ribellano al proprio destino e scelgono di proseguire la loro strada, di ascoltare il proprio cuore, anche a costo dell’alienazione. Donne come Fedra, in questa rivisitazione del Mito offerta dalla penna di Eva Cantarella e interpretata dall’attrice Galatea Ranzi, che vedremo in scena mercoledì 22 luglio all’Antiquarium – Arco di Malborghetto, per la rassegna Teatri di Pietra Lazio. E’ “Fedra, diritto all’Amore“, una produzione del Festival dell’Eccellenza al Femminile – Compagnia Schegge del Mediterraneo, per la regia di Consuelo Barilari. Abbiamo raggiunto la protagonista, l’attrice Galatea Ranzi, che ci ha concesso questa bella intervista.
Sarà una Fedra differente quella che vedremo mercoledì 22 luglio a Malborghetto, in qualche modo opposta a quella che ci ha consegnato il Mito.
Decisamente sì, in questo spettacolo Fedra diventa nuovo simbolo di libertà, ma non solo. La protagonista in qualche modo incita il pubblico a seguire e rispettare i propri sentimenti, a non soffocare le ragioni del cuore. Nel caso specifico Fedra è accecata dall’amore per il figliastro Ippolito, tanto da cercare la morte. Fedra è però anche e soprattutto una donna che vuole sottrarsi ad un’imposizione, come l’essere data in moglie a Teseo, impossibile per un animo come il suo…
E dal Mito alla realtà il passo è breve …
La ribellione appartiene al mondo moderno. Fedra ha deciso di dire No: non vuole più essere sottomessa alla volontà altrui ed è soprattutto per cercare di scrostare questa figura femminile dai preconcetti che secoli di storie e civiltà le hanno incollato addosso che lei, Fedra, donne tra le donne, vuole iniziare a vivere la sua di vita.
La letteratura greca è piena di leggende da cui poter trarre insegnamento: cosa ci insegna questa Fedra?
La lezione che sta alla base di tutti i miti, ossia di non peccare di hybris, di non eccedere, di non andare contro le legge naturali proprie dell’uomo, qui è capovolto. Perché lo spirito dell’uomo è proprio quello di voler andare oltre certi limiti … E anche l’amore in questo caso può rappresentare un confine molto pericoloso, affascinante ma pieno di rischi … anche se la vita dopotutto è proprio cercare di trovare un equilibrio tra l’essere troppo ligi alle regole e la sregolatezza.
Cosa ha imparato Galatea Ranzi da Fedra?
Devo dire molto. E’ stato un lavoro che ho apprezzato soprattutto per il clima di grande collaborazione che si è venuto a creare. E’ vero che dalla regia all’autrice, dalla videomaker alla light designer, questo è uno spettacolo dove la componente femminile è prevalente, e forse soprattutto per questo abbiamo lavorato in una bellissima atmosfera di dialogo e confronto reciproco tra le parti, aspetto per me fondamentale.
Oltre alla nuova prospettiva che il Mito di Fedra assume, anche certe scelte tecniche sono molto innovative …
La regia ha tratto ispirazione da un film stile noir anni ’60, “Phedra” di Jules Dassin, che fa iniziare la storia a fatto già avvenuto. In questo modo Fedra rivive tutta la storia in un lungo flash-back e gli stessi personaggi che incontra sono ricordi del suo passato. E’ una presa di coscienza continua che diventa anche un volersi porre pubblicamente dinanzi al pubblico, come nella scena iniziale, dove Fedra viene posta come dinanzi ad un tribunale, pronta per essere giudicata dalla società. Ma lei non ha paura: il coraggio di voler imporre la propria volontà al di là di ogni regola avrà la meglio. Dal punto di vista tecnico, poi, ho trovato innovativo questo linguaggio che unisce parola a immagini e musiche, con canzoni tratte dal repertorio greco che si fondono a melodie pop di una cantautrice del calibro di Carmen Consoli.
Chi è in definitiva Fedra?
E’ l’assumersi la propria vita contro ogni schema, è la volontà di autodeterminarsi in opposizione ad ogni forma di eredità, visto che la protagonista spesso si sente legata ad un destino tragico della sua famiglia. Anche in questo Fedra è di una modernità disarmante: sfida il fato – così caro ai greci – sapendo di stare rischiando tutto, ma questo gesto fa riemergere l’individuo, collocandolo su una posizione di non poco conto. Proprio per questo motivo “Fedra, diritto all’amore” è uno spettacolo che può parlare a tutti perché universale è il messaggio che porta e può portare.