Home eventi La poesia italiana raccontata a teatro, all’eliseo torna Luca Serianni

La poesia italiana raccontata a teatro, all’eliseo torna Luca Serianni

1024

Dopo il successo della scorsa edizione del ciclo di incontri sulla lingua di Dante, Petrarca, Boccaccio, il Professor Luca Serianni, anche Accademico della Crusca, torna al Teatro Eliseo per dare voce questa volta a poeti che non appartengono al canone letterario e che raramente si studiano a scuola.

Tre incontri a cadenza mensile che si propongono una lettura, attenta alle caratteristiche linguistiche e stilistiche, di poeti minori, se si vuole, perduti nella memoria, ma di sicuro interesse per il lettore d’oggi. In alcuni casi (Gozzano) siamo di fronte a poeti autentici, dotati di una voce inconfondibile; altre letture sono l’occasione per fare emergere filoni messi in ombra rispetto alle tendenze dominanti (la poesia comico-realistica del Duecento come contraltare della poesia stilnovistica) o per rivendicare la sperimentazione dei lirici barocchi, ancora oggi schiacciati sullo stereotipo negativo codificato dalla critica letteraria tradizionale.

 

1. Martedì 17 gennaio 2017 ore 18.00

La poesia comico-realistica del Duecento.

Lettura di cinque sonetti rappresentativi: uno è famoso (S’i’ fossi foco… di Cecco Angiolieri) e un altro ha un autore illustre, Dante Alighieri (è una delle rime scritte per la Tenzone con Forese Donati, l’amico della giovinezza che il pellegrino Dante incontrerà nel Purgatorio tra i golosi). Oltre al lessico, triviale e spesso con allusioni oscene, ci si soffermerà sulla vivace rappresentazione del dialogo, che in due casi occupa l’intero sonetto (ancora Cecco Angiolieri, Accorri, accorri… e Becchina mia!...)

 

2. Martedì 7 febbraio 2017 ore 18.00

Lirici barocchi

Scelta di otto sonetti scritti da poeti noti solo agli specialisti, ma interessanti per cogliere la novità di questa corrente poetica e la trama retorica a cui i versificatori ricorrono. Ma è importante anche soffermarsi sulla novità dei temi. Si possono cantare, e non certo in chiave burlesca o satirica, donne con difetti fisici (La bella zoppa di Giovan Leone Sempronio, Bella balbuziente di Scipione Errico) o di dubbia igiene (Bella pidocchiosa di Anton Maria Narducci); si può cambiare il punto di vista, da maschile a femminile (l’apprezzamento fisico di un giovane atleta da parte di una donna che lo vede giocare a pallone: Gianfrancesco Maia Materdona); si possono fare oggetto di poesia temi inediti, come l’occhialino che ingrandisce gli oggetti (Giacomo Lubrano), la fastidiosa zanzara (Maia Materdona) o addirittura i propri malanni fisici (L’autore è travagliato da mal di pietra in età d’anni sessanta, di Ciro di Pers)

 

3. Martedì 21 marzo 2017 ore 18.00

La poesia che si fa prosa: Betteloni e Gozzano

Nel secondo Ottocento entra in crisi il linguaggio poetico tradizionale. Una fresca immissione di parlato si ha nelle poesia del veronese Vittorio Betteloni e negli umili e realistici amori da lui cantati. Più complessa e raffinata l’operazione compiuta qualche decennio dopo da Guido Gozzano, che va letta come controcanto ironico rispetto ai temi dannunziani e che, in generale, non dissimula la cultura letteraria dell’autore; la novità sta, come scrisse Eugenio Montale, nella capacità del poeta torinese di dare «scintille facendo cozzare l’aulico col prosaico».