Le sue foto sono come uno specchio al contrario, mostrano ciò che non vediamo, indicandoci la via verso la verità. “Ci sono momenti che l’occhio umano non riesce a captare, soprattutto adesso, immersi come siamo in una società che va sempre di fretta. Magari ne abbiamo la percezione, ma non riusciamo a comprendere, tutti riconosciamo la Verità, ma come dice Vasco non ne sappiamo il perché …”
E’ la voce di un’artista dei nostri tempi, quella di Paola Maccaroni che, attraverso la fotografia, punta a cogliere l’intenzione di un personaggio proprio nell’attimo prima di compiere un’azione. E’ un modo d’indagare la realtà, sezionando ciò che si vede, per cercare quell’attimo in cui è racchiusa l’intenzione della gestualità del personaggio, che resta così sempre avvolto nel mistero.
Una scelta voluta, spiega l’artista: “I miei personaggi sono sempre ritratti di spalle affinché siano messi in risalto con lo spazio circostante. Non ne svelo l’identità e soprattutto non mostro il viso, elemento che ostacolerebbe la visione, trasformando l’atto in una questione meramente soggettiva”. I suoi scatti, infatti, tendono ad altro, a quei canoni di bellezza oggettiva e universale che possa racchiudere il tutto. “Non voglio però che le mie foto siano bellissime come quelle della pubblicità” – tende a precisare – ma che abbiano piuttosto una funzione sociale, che è la stessa missione cui è chiamata ogni artista, ossia rendere visibile ciò che non lo è, in una ricerca continua della Verità”.
La potenzialità delle immagini sta proprio in questo, “riuscire a muovere le leve emozionali – pur attraverso un’apparente immobilità – parlando il linguaggio di tutti e lasciando in ognuno qualcosa su cui riflettere”. Il corpo, quindi, non è altro che un mezzo di locomozione per raggiungere un obiettivo più grande. Dalla foto che ritrae la donna che guarda dentro al frigo a quella che osserva dalla finestra, in tutte i personaggi sono sempre colti nell’intenzione prima dell’azione, “raccogliendo una memoria storica, una vita che è sempre stata lì dentro, pronta a ricevere un attimo di eternità”.
Regista, scultrice, scenografa professionista e naturalmente fotografa, Paola Maccaroni è un’artista a tutto tondo, un’indagatrice della realtà al di là del tempo, “che è un limite che non esiste, visto che i fatti accadono in un attimo, anche se non sempre il click della macchina fotografica è quello giusto”. Il personaggio viene così collocato dentro e nello spazio, cercando di annullare la prospettiva e di cogliere piuttosto “la Verità, che è un atto divino”. Se però nella scenografia – che parte sempre da uno studio del personaggio – è la videocamera a leggere per noi la realtà, nella fotografia è l’artista che compie quasi un dono all’umanità …
“Come sin da bambina avevo la presunzione di riuscire a ricordare il momento prima di addormentarmi, adesso – con la stessa presunzione – sento di avere un dovere nei confronti della società, di restituire ciò che mi è stato in qualche modo dato. Credo che l’artista sia come un angelo missionario – prosegue – pronto a cogliere quel numero aureo in cui è racchiusa la Verità e a comunicarlo a tutti gli altri. E’ ciò che proverò a fare nella mia prossima mostra – ci svela l’artista – un’installazione che vuole essere prima di tutto una denuncia a chi, per decenni, ha calpestato i diritti umani … Non credo di aver ancora raggiunto l’obiettivo – continua ancora – e sono pronta a soffrire perché non sarò compresa da molti, ma come dice un vecchio saggio, l’arte vince di mille anni il silenzio di tanti”.
Un atto di presunzione? Probabilmente sì, ma forse è proprio ciò di cui abbiamo bisogno, provando anche noi a fermarci per un attimo e schiudendo finalmente gli occhi.
Si ringrazia l’artista per la concessione delle immagini.