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Tra Camus e la musica, il suicidio tra Gimnopedie e riflessioni al Teatro India

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TEATR ZAR " CESARSKIE CIECIE " FOT. LUKASZ GIZA

Sarà in scena al Teatro India il 16 e 17 giugno (ore 21.00) – in occasione del Festival della Cultura Polacca a Roma, lo spettacolo “Taglio cesareo. Prove sul suicidio”, spettacolo del Teatr ZAR.
In scena: Kamila Klamut, Ditte Berkeley, Maciej Matejka, Nini Julia Bang, Alessandro Curti, Jarosław Fret, Aleksandra Kotecka, Ewa Pasikowska, Orest Sharak, Tomasz Wierzbowski. Direzione del progetto: Jarosław Fret
Il titolo dello spettacolo è nella sua essenza la metafora della necessità del suicidio e della condizione suicida. Si tratta della possibile, e allo stesso tempo inevitabile capacità di prolungare il proprio respiro, nel momento in cui si sentono nelle vene i pezzi di vetro che non sono ancora riusciti ad arrivare al cuore.
La linea principale della struttura musicale dello spettacolo è costruita sulla base di canti polifonici corsi, in cui sono stati inseriti motivi bulgari, romeni, islandesi e ceceni. L’energia della musica qui elaborata deve molto a Erik Satie e al suo riconoscimento della forza contenuta in ogni goccia di suono. Il tradizionale materiale musicale è stato tuttavia trasformato in una forma contemporanea e arricchito di un’intensa partitura di movimento. Nel suo sostrato letterario Taglio cesareo fa riferimento all’opera della scrittrice e attrice Aglaja Veteranyi, morta suicida, e alle riflessioni di Albert Camus.
Nel corso del lavoro sullo spettacolo, i membri del Teatr ZAR si sono recati a più riprese in Corsica alla ricerca del materiale musicale che sarebbe divenuto la base della futura partitura musicale. Un momento particolarmente importante è stata l’attiva partecipazione alla liturgia pasquale di Tox, vicino a Bastia; per questo motivo la musica liturgica delle confraternite corse costituisce il culmine dello spettacolo. Sulla sua “tettonica” sono state sovrapposte le linee bulgare che a loro volta rappresentano uno dei motivi principali della drammaturgia musicale.
Non c’è che un problema filosofico veramente serio: il suicidio. Giudicare se la vita valga o non valga la pena di essere vissuta significa rispondere alla domanda fondamentale della filosofia. Il resto, se il mondo abbia tre dimensioni, se lo spirito abbia nove o dodici categorie, viene dopo. Sono dei giochi; prima bisogna rispondere. […] Sono delle ovvietà che il cuore sente, ma che bisogna approfondire per renderle chiare allo spirito. […]Albert Camus, “L’assurdo e il suicidio” in Il mito di Sisifo.
Coltivando l’ethos del lavoro di gruppo, Teatr ZAR realizza i suoi progetti artistici attraverso una lunga e accurata ricerca sulle fonti, che ogni volta si accompagna al processo di creazione di un nuovo linguaggio teatrale basato sulla musica. Teatr ZAR è un gruppo internazionale formatosi durante periodiche spedizioni di ricerca in Georgia tra il 1999 ed il 2003. Durante questi viaggi il gruppo ha raccolto molto materiale musicale, il cui nucleo è rappresentato da canzoni polifoniche plurisecolari che affondano le loro radici all’inizio dell’era umana e costituiscono probabilmente la più antica forma di polifonia al mondo. La parola “Zar”, da cui il gruppo prende il nome, è il titolo di un canto funebre eseguito dalle popolazioni della Svanezia che abitano le regioni dell’alto Caucaso, nel nord-ovest della Georgia.