E’ venerdì di un’estate caldissima. Le tv parlano solo di uno scandalo che sta travolgendo tutta l’Italia. Tommaso, nerd ansioso e ipocondriaco, direttore di una filiale dello stesso gruppo deve attendere che Francesco, uno dei clienti più facoltosi della banca, finisca alcune operazioni nel caveau. Un imprevisto cambia tutto: un rapinatore con il volto coperto da un passamontagna, entrato nel caveau, minaccia i due con una pistola. Nel nervosismo generale, lo strambo delinquente non ha modo di capire che i due derubati stanno cercando di indicargli la porta blindata che di lì a pochi secondi si chiuderà lasciandoli senza via di fuga.
Tommaso cade vittima di un attacco di panico. Francesco e il rapinatore provano di tutto pur di rianimarlo: lui è l’unico che può farli uscire vivi di lì. Superato l’attacco di panico, Tommaso esclude qualunque ipotesi di uscita: il sistema di sicurezza non permette nessuna apertura anticipata pertanto, dovranno rimanere lì dentro fino alle 8:00 del lunedì successivo. Dopo alcuni goffi ed inutili tentativi di fuga, i tre hanno modo di confrontarsi e scambiare qualche parola. E’ a questo punto che Tommaso riconosce chi si nasconde dietro al passamontagna: Alberto Meloni, uno dei clienti della sua banca, vittima del decreto salva banche. Mentre fuori le rispettive famiglie reagiscono ciascuna a proprio modo alla sparizione dei tre, dentro la situazione precipita perché Alberto scopre che Francesco è il figlio del presidente della banca, l’uomo che gli ha fatto perdere tutto. Tra colpi di scena a ripetizione e verità agghiaccianti sullo scandalo bancario, i tre devono prima di tutto penare a una cosa: salvarsi.
Claustrofobia, nasce dall’urgenza di dare voce a migliaia di famiglie italiane rimaste vittime di un atroce delitto finanziario. Nel 2015, infatti, l’Italia viene sconvolta dal più grande scandalo bancario dal dopoguerra a oggi: il governo firma il cosiddetto “Decreto Salva Banche” che di fatto permette la salvezza di quattro banche a rischio di fallimento, permettendogli di prelevare il denaro utile a salvarsi direttamente dalle obbligazioni dei risparmiatori. Dalla notte al giorno, dunque, circa 100.000 famiglie hanno visto azzerare i loro risparmi, senza avere nessun indennizzo nel corso dei successivi quattro anni, né giustizia nei tribunali. Il 28 novembre 2015 un pensionato di Civitavecchia si è suicidato dopo aver perso i suoi risparmi a causa del “Salva Banche”. Ad aggravare la situazione di allora fu il caso Boschi: il vice presidente di una delle quattro banche a rischio fallimento, Banca Etruria, era niente di meno che il padre dell’allora ministro Boschi. Da queste premesse è nata l’idea dello spettacolo, in cui attraverso un pretesto semplice, tre uomini chiusi in un caveau, si racconta la cronaca di questi fatti e si cerca di restituire dignità alle vittime del salva banche. Se all’inizio dello spettacolo il rapinatore è ovviamente identificato come il personaggio negativo, con l’evolversi della storia si comprende che in una situazione del genere non esiste una distinzione netta tra “buoni” e “cattivi”, tra “giusti” e “scorretti” perché, parafrasando Brecht, “…se un uomo con la pistola può rapinare una banca, un uomo con una banca può rapinare il mondo intero.”
Lo spettacolo, infine, ha volutamente il sottotitolo “Black comedy bancaria”, per sottolineare il fatto che anche un dramma di questa portata può essere identificato e trattato con un sorriso, anche se amaro.
Teatro Trastevere
via Jacopa de’Settesoli 3, 00153 Roma
mart-sab ore 21, domenica ore 17:30