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Il concerto per violino di Brahms all’Accademia Santa Cecilia

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Dopo aver diretto l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia il 1° giugno nei giardini del Quirinale per le celebrazioni del 75° anniversario della Repubblica Italiana, torna per un concerto molto atteso – sabato 5 giugno alle ore 18 nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica di Roma e prodotto da Rai Cultura in diretta streaming su Raiplay.it e in onda su Rai5 il 15 luglio alle ore 21 – un habitué delle stagioni ceciliane, definito dalla rivista musicale Gramophone uno dei migliori direttori d’orchestra nel panorama musicale internazionale: Jakub Hrůša. Direttore principale dei Bamberger Symphoniker e presenza costante nei cartelloni delle maggiori orchestre mondiali, come i Berliner Philharmoniker, la Chicago Symphony Orchestra, la  Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks e la Royal Concertgebouw Orchestra, Hrůša è uno dei direttori più acclamati del momento, già noto al pubblico romano per la superba interpretazione – al suo debutto sul podio dell’Orchestra dell’Accademia – del capolavoro sinfonico di Smetana Ma Vlast nel 2016 e di altri due concerti di grande successo nel 2018 e nel 2019.

In questa occasione il direttore ceco leverà la bacchetta per dirigere il Concerto per violino di Brahms e la Sinfonia n. 8 di Dvořák. Solista d’eccezione per il capolavoro di Brahms, Sergey Khachatryan, che torna a Santa Cecilia dopo quattro anni. Nato a Yerevan, in Armenia, Sergey Khachatryan ha vinto il primo premio al Concorso Internazionale Jean Sibelius di Helsinki nel 2000, diventando il più giovane vincitore nella storia del concorso. Nel 2005 ha ottenuto il primo premio al Concorso Queen Elisabeth di Bruxelles.

È il Concerto per violino di Brahms, tra i più eseguiti e popolari della storia della musica, ad aprire la serata. Composto nell’estate del 1878 in Carinzia – dove il compositore amava soggiornare – per Joseph Joachim, uno dei massimi virtuosi del suo tempo, fu inizialmente accolto tiepidamente perché non incentrato solo sul virtuosismo violinistico (che è comunque presente), ma sull’equilibrio tra solista e orchestra. È caratterizzato da una esuberanza di melodie e da una radiosa amabilità di tono, tipica della fase immediatamente successiva all’impegno drammatico e formale della Prima Sinfonia del 1876.

L’Ottava Sinfonia di Dvořák fu eseguita per la prima volta a Praga nel 1889, ma ottenne la massima diffusione a Londra, dove circolò verso la fine del secolo ottenendo consensi anche superiori alla rinomata Nona Sinfonia “dal Nuovo Mondo”. Fu l’editore britannico Novello a pubblicare la partitura nel 1892; e il sottotitolo con cui l’opera cominciò a circolare (“inglese”) fu pensato proprio in omaggio allo straordinario successo incontrato presso il pubblico londinese. L’opera esplicita quell’animo perennemente in bilico tra serenità e turbamento che fa parte della stessa cultura boema, dei suoi canti popolari, della fisionomia sfuggente delle sue danze, le poliedriche dumke. Si tratta di un invito ad accettare la realtà in tutta la sua dimensione contrastata, un’introduzione melanconica alla follia collettiva che divampa poco dopo in tutta l’orchestra.