Si nasce soli, si muore soli.
E nel mezzo?
Ci si aggrappa.
Disperati. Di slancio. Senza calcoli. Forte. Tanto forte. Troppo forte, a volte, e non esiste nient’altro, nessun altro e tutto il resto è minaccia al frammento di universo al quale ci si è aggrappati; tutto il resto è l’abisso e fa paura. Madre adottiva e figlia adottata sono inseparabili, ma per i motivi sbagliati. L’abisso le circonda e l’unico modo per respingerlo è restare aggrappate l’una all’altra, anche se il rapporto, corrotto sin dall’inizio, è ormai irrimediabilmente insalubre, cosa di cui sono perfettamente consapevoli. Ma il loro cancello rimane chiuso. In questo ingranaggio di tortura mascherato da sollievo s’inserisce John Cusack – o, comunque, qualcuno che pare gli somigli. Viandante della vita, lui ha un modo tutto suo di aggrapparsi. Più gentile, meno ossessivo. L’abisso circonda anche lui, ma a quanto pare è in grado di attraversarlo. L’importante è aprire il cancello e andare avanti. In discesa, in salita, ma avanti. Un piede davanti all’altro.
Con La vita secondo John Cusack appuntamento al Teatro Trastevere, Via Jacopa de’ Settesoli 3, dal 7 al 10 febbraio,
da giovedì a sabato ore 21:00, domenica ore 17:30.
Teatro Trastevere
via Jacopa de’Settesoli 3, 00153 Roma