Leggere libri non solo per il puro piacere personale, ma anche per ottenere benefici a livello psico-fisico. É su questo presupposto che si basa la libroterapia, un percorso psicoterapico alternativo, o di supporto nei casi più gravi, per curare disturbi al giorno d’oggi molto diffusi, come l’ansia e la depressione.
Anche se l’idea potrebbe sembrare originale, i benefici della lettura in psicologia sono presi in considerazione già alla fine del Novecento e nel corso degli anni la libroterapia é stata associata al trattamento classico, per affrontare problematiche come l’aggressività, la morte e il lutto, la dipendenza da alcool e droghe, gli incubi, le sindromi da abbandono, la violenza in famiglia e i comportamenti autodistruttivi, la consapevolezza della diversità, il disturbo ossessivo-compulsivo, l’identità etnica, la risoluzione dei conflitti e le questioni legate all’adozione e all’affidamento.
Tra i benefici riportati nei vari studi si annoverano: l’aumento dell’autoconsapevolezza, il chiarimento dei valori emergenti e lo sviluppo della propria identità culturale. Leggere infatti, oltre che un hobby, è un modo per dare sfogo a vari spunti di riflessione. Può aiutare a dare voce a pensieri ed emozioni inespressi, attenuare l’angoscia esistenziale attraverso la consapevolezza che altri, prima di noi, si sono trovati ad affrontare problematiche o situazioni analoghe alla nostra; la lettura, inoltre, può anche portare ad una maggiore comprensione del nostro passato e al superamento dei nostri limiti. Mettersi in discussione, insomma, anche al fine di progettare il futuro con più chiarezza.
La terapia può svolgersi in due modi differenti. O attraverso il classico colloquio con il proprio psicologo, durante il quale si ha una discussione sui temi più rilevanti del testo, oppure attraverso la terapia di gruppo. La tendenza é quella di preferire quest’ultima modalità perché gli psicoterapeuti hanno rilevato che il confronto con punti di vista alternativi al proprio amplifica gli effetti della cura attraverso una maggiore comprensione empatica degli altri, il superamento dei pregiudizi nei confronti di culture e modi di vivere differenti e la riduzione delle emozioni negative, dello stress, dell’ansia e della solitudine.
In Italia la Libroterapia non é ancora diffusissima e al momento é rimasta relegata al più generale ambito del benessere nel quale i “percorsi libro-terapici” vengono utilizzati anche da chi non ha alcuna problematica specifica e vuole semplicemente ampliare le proprie riflessioni, condividere considerazioni profonde con altre persone ed espandere la propria consapevolezza. Una pioniera di questa materia nel nostro paese è la psicologa fiorentina Rachele Bindi e i soli 466 iscritti al suo gruppo di Facebook “Libroterapia e benessere” rendono abbastanza l’idea di quanto questo metodo alternativo di cura sia poco diffuso, considerando pure che, secondo gli ultimi dati Istat, in Italia nel 2014 quasi una famiglia su dieci ancora non possiede alcun libro in casa e che di media, per motivi non strettamente scolastici o professionali, si legge soltanto un libro all’anno. In ogni caso, sull’omonimo sito internet della dottoressa Bindi si può trovare una mini lista di testi consigliati, a seconda del disagio avvertito.
Il Paese dove la validità di questa terapia è invece largamente riconosciuta é il Regno Unito. Qui, a partire dal 2001, grazie ad alcuni programmi indipendenti ideati dalle Primary Care Trusts (i corrispettivi delle nostre ASL), consigliare determinati tipi di letture come arma per combattere la depressione é diventato prassi. Un metodo che addirittura é sopravvissuto all’Ente che lo ha ideato, perché due anni fa le Primary Care Trusts sono state abolite, mentre il “Books on Prescription” é ancora in uso. Grazie a questo progetto, i dottori in Inghilterra possono avvalersi di vere e proprie prescrizioni mediche di libri per contrastare i disagi psicologici seguendo un nuovo programma ribattezzato “Reading Well Books On Prescription“. Sviluppato e sostenuto sia dalla Reading Agency che dalla Society of Chief Librarians, con i fondi dell’Arts Council England, questo progetto permette ai GP’s surgery (l’equivalente italiano del medico di base) e ai professionisti della salute mentale di prescrivere ai loro pazienti una terapia cognitivo comportamentale, che comprende anche una visita in biblioteca per il reperimento del testo giusto a seconda delle patologie.
Ovviamente si parla di disagi lievi, la letteratura non potrà mai rimpiazzare la medicina ed é bene ribadire questo concetto quando si parla di Libroterapia. In ogni caso, il progetto é indirizzato a ben sei milioni di persone che soffrono di ansia, depressione, attacchi di panico e altri tipi di psicopatologie in forma moderata. I libri che si possono consultare in tutto sono trenta, divisi in due liste e approvati da istituti sanitari nazionali, tra cui il Royal College of GPs, Nursing and Psychiatrists, la British Association for Behavioural and Cognitive Psychotherapies ed il Department of Health. Da una parte ci sono i libri “Books on Prescription”, legati alla necessità di risoluzione del disagio psicologico, dall’altra i “Mood-Boosting Books”, che hanno invece come obiettivo il potenziamento del benessere psicologico. La differenza tra le due liste di libri consigliati o “prescrivibili” è che nella prima ci sono solo self help books, ovvero manuali di auto-aiuto scelti dagli operatori del settore, mentre nella seconda ci sono romanzi, saggi e poesie, selezionati e suggeriti dai lettori stessi via email o tramite i social network.