PARIGI – Una domenica normale sembra essere quella del 15 novembre a Parigi, dopo l’attacco terroristico che ha colpito il cuore della città parigina. I cittadini hanno velocemente ripreso i loro ritmi e le loro abitudini: gli sportivi corrono per i viali, le famiglie passeggiano lungo Rue Faubourg du Temple con i figli per mano, i ragazzi camminano allegramente e tutti si fermano davanti al Cafè Bonne Bière, per scattare foto e per commemorare le innocenti vittime del 13 novembre. Le attività hanno già da sabato ripreso gli orari abitudinari, e i controlli sono stati intensificati non ogni angolo della città. Le metro svolgono il loro regolare servizio, solamente la stazione di Oberkampf è chiusa, e sulle banchine i poliziotti controllano che non accada nulla di strano o di pericoloso. Poliziotti e militari lungo le vie rassicurano la gente che passeggia per la città, e che reagisce razionalmente cercando di ritrovare la normalità del quotidiano. Place de la Republique ospitava una migliaia di persone quando la calma è stata bruscamente e improvvisamente interrotta: hanno tutti cominciato a correre urlando “correte!” e a cercare riparo nei locali più vicini, le cui porte sono state rapidamente chiuse per lasciare il pericolo di morte fuori. Sì, il pericolo di morte, perché tutti pensavamo si trattasse di un altro attacco terroristico, e nessuno sapeva chi sarebbe stato così fortunato da sopravvivere. Il terrore divampava tra la gente chiusa nei negozi che si domandava se fosse realmente al sicuro. Ma al sicuro da cosa? Attimi di panico e di angoscia che sembrano interminabili, in cui la mente viene assalita da pensieri e domande mostruose: “devo far sapere i miei cari che mi trovo qui? Devono sapere che dovranno cercare il mio nome tra quelli delle vittime? Saranno queste le ultime parole che riferirò a mia madre?”. In breve tempo la notizia che la situazione, al di fuori dei locali, si era calmata giunge all’interno di essi e finalmente usciamo, accompagnati dalla stessa spaventosa sensazione che ci aveva fatto entrare. Nell’arco di 10 minuti veniamo a conoscenza della causa del finto allarme: un petardo lanciato in piazza. Terrore, angoscia e paura di un nuovo attacco sono le componenti che accomunano tutti i parigini, che mostrano coraggiosamente dolore, solidarietà, fratellanza e soprattutto il desiderio e la volontà di tornare alla normalità, senza dimenticare quanto accaduto. È questo il clima che si respira Parigi, il 15 novembre 2015, due giorni dopo l’attentato terroristico: un clima di paura e di forza necessarie per accettare affrontare e superare con intelligenza questo momento di terrore agghiacciante.