E’ David Diop il vincitore dell’International Booker Prize 2021. Lo scrittore francese ha prevalso sugli altri cinque finalisti con la traduzione inglese del suo secondo romanzo “At Night All Blood is Black”. Pubblicato in italiano nel 2019 da Neri Pozza con il titolo “Fratelli d’anima” (traduzione di Giovanni Bogliolo), con lo stesso libro, tradotto in 13 lingue, Diop ha vinto nel 2019 la sesta edizione del Premio Strega
Europeo, in Francia il Prix Goncourt des Lycéens, in Svizzera il Prix Ahmadou-Kourouma e negli Usa il Los Angeles Times Fiction Book Prize. L’autore, 55 anni, è il primo francese a vincere il prestigioso International Booker Prize, riservato a libri pubblicati o tradotti in lingua inglese e stampati nel Regno Unito e in Irlanda. Il premio dotato di un assegno di 50.000 sterline sarà diviso tra Diop e la traduttrice del libro, l’autrice e poetessa statunitense Anna Moschovakis.
L’annuncio della vittoria è stato dato dal presidente della giuria Lucy Hughes-Hallett, durante una cerimonia virtuale trasmessa dalla cattedrale di Coventry, in Inghilterra. Gli altri libri finalisti erano “The War of the Poor” di Éric Vuillard, “The Dangers of Smoking in Bed” di Mariana Enríquez, “In Memory of Memory” di Maria Stepanova, “When We Cease to Understand the World” di Benjamín Labatut e “The Employees” di Olga Ravn
“Fratelli d’anima” è stato ispirato dal silenzio del suo bisnonno senegalese sulle sue esperienze nella prima guerra mondiale. “Questa storia di guerra, amore e follia ha un potere terrificante – ha detto Hughes-Hallet – Noi giurati abbiamo convenuto che la sua prosa incantatoria e la sua visione oscura e brillante hanno suscitato
le emozioni necessarie per proclamare la vittoria di Diop”. Sul fronte occidentale, nelle trincee francesi, tra i soldati bianchi coi loro vistosi calzoni rossi spiccano i fucilieri senegalesi, “i cioccolatini dell’Africa nera”, come li chiama il capitano Armand nel romanzo. Prima di ogni assalto, il capitano non manca di ricordare
loro che sono l’orgoglio della Francia, “i piú coraggiosi dei coraggiosi”, un autentico incubo per i nemici che hanno paura dei “negri selvaggi, dei cannibali, degli zulú». I senegalesi ridono contenti. Poi, mettendosi in faccia gli occhi da matto, sbucano fuori dalla trincea con il fucile nella mano sinistra e il machete nella destra. Alfa Ndiaye e Mademba Diop sono amici, fratelli d’anima cresciuti insieme in Africa, lontano dai freddi accampamenti del fronte. Quando in trincea risuona il colpo di fischietto del capitano, escono anche loro dal buco urlando come selvaggi indemoniati per non apparire meno coraggiosi degli altri. Un giorno, però, Mademba Diop viene ferito mortalmente e, con le budella all’aria, chiede per tre volte ad Alfa di dargli il colpo di grazia. Per tre volte Alfa si rifiuta e, dopo una lunga e atroce agonia, Mademba muore. La morte dell’amico consegna Alfa all’impensabile, a tutto ciò che gli antenati e il mondo di ieri avrebbero proibito e che invece la grande
carneficina della guerra moderna concede. A ogni fischio di chiamata del capitano Armand, Alfa si precipita fuori dalla trincea e corre verso i «nemici dagli occhi azzurri», uccidendo senza pietà e tagliando alle sue vittime una mano come trofeo di guerra. Una, due, tre, quattro… otto mani. Come un demone, uno stregone, un divoratore di anime, che soltanto una voce del mondo di ieri potrebbe salvare.