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Suso Cecchi d’Amico Suso a Lele. Lettere dicembre 1945-marzo1947

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Verso la fine del 1945 a Lele d’Amico fu diagnosticata una grave forma di tubercolosi, e il giovane aspirante musicologo fu costretto al ricovero in una clinica svizzera, dove avrebbe trascorso sedici mesi. Sua moglie Suso rimase sola con due figli piccoli. Decisa a cavarsela da sola, si impegnò in lavoretti precari prima di trovare uno sbocco partecipando a delle sceneggiature cinematografiche, con un successo al quale lei stessa stentò a credere. Intanto seguiva la crescita e i progressi della prole, e cercava di tenere alto il morale del marito lontano. Gli scrisse tutti i giorni, lettere allegre e dettagliatissime in cui riscaldandolo col proprio affetto e con quello dei figli lo aggiornava sui suoi amici del mondo della musica (Rota, Casella, Petrassi, Previtali) e sulla cerchia degli intellettuali nell’orbita dei rispettivi genitori, Silvio d’Amico e Emilio Cecchi. Inoltre gli descriveva la propria nuova attività, che la metteva in contatto con tutta una schiera di brillanti cineasti vecchi e nuovi (Castellani, Zampa, Ponti, Soldati, Flaiano, cui presto sarebbero seguiti Visconti, Zavattini, De Sica…). Ma soprattutto in questo straordinario diario a beneficio di un solo lettore c’è la cronaca del risveglio di una città come Roma, ferita ma proiettata con alacre entusiasmo verso il futuro; e dietro le spesso comiche circostanze della quotidianità (il pollo allevato in terrazza, il primo bagno dopo quindici giorni…) sono le inquietudini di quell’anno fatidico, culminato col referendum tra repubblica e monarchia. 
Suso Cecchi d’Amico (Roma, 1914-2010) è tra i maggiori sceneggiatori della storia del cinema italiano; ha lavorato con registi e colleghi del calibro di De Sica, Visconti, Rosi, Zeffirelli, Antonioni, Monicelli, Flaiano e Zavattini, assumendo rilievo internazionale. Ha firmato capolavori tra cui Il gattopardo, Ladri di biciclette, I soliti ignoti, Salvatore Giuliano, Rocco e i suoi fratelli, Senso e Bellissima. Nella sua lunga carriera ha ricevuto numerosi premi, dal Leone d’oro alla carriera conferitole alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1994 ai molti Nastri d’argento e David di Donatello; nel 2008 le fu conferito il premio Jean Renoir dedicato dalla Writers Guild of America, West alla carriera di uno sceneggiatore non americano.