Due film, il primo nel 1937, i cartoni animati giapponesi, una serie TV. Chissà se Johanna Spyri, quando ha pubblicato Heidi nel 1880, ha mai immaginato che suo romanzo, ottocentesco e melenso, avrebbe avuto tutto questo successo. E non è finita. Sta per sbarcare nelle sale italiane il 3 marzo il terzo film, che si chiama appunto Heidi, per la regia di Alain Gsponer. Avrà successo? Forse. La trama e’ stranota. Heidi (Anuk Steffen) è un’orfana che vive con suo nonno (Bruno Ganz), in una piccola capanna di legno nelle Alpi svizzere. Insieme a Peter (Quirin Agrippi), essa custodisce le capre e conduce una vita spensierata. Ma un giorno la giovane è strappata dall’idilio alpino e portata a Francoforte, dove lei sarà ospitata nella famiglia di un uomo ricco, il signor Sese (Maxim Mehmet). Heidi fa compagnia alla figlia Klara (Isabelle Ottmann) costretta su una sedia a rotelle. Allo stesso tempo impara a leggere e scrivere sotto la supervisione della rigorosa governante Rottenmeier (Katharina Schüttler). Anche se Heidi fa rapidamente amicizia con i bambini della città e lentamente sviluppa una passione per i libri – il suo desiderio di tornare dal nonno sulle amate montagne non può attenuarsi. C’era bisogno di riproporla?