Home life style “Salviamo la bellezza”, la lectio magistralis di Massimo Cacciari riempie Parco della...

“Salviamo la bellezza”, la lectio magistralis di Massimo Cacciari riempie Parco della Musica

1944
L’11 maggio si è tenuta all’Auditorium Parco della Musica di Roma una “lectio magistralis” ad opera del professor Massimo Cacciari.
Un evento importante che ricalca e ripropone le modalità già utilizzate dalla Regione Lazio lo scorso anno alla precedente lectio magistralis, tenutasi a Rieti.
L’incontro era inteso per sensibilizzare gli spettatori alla salvaguardia e alla conservazione dei beni culturali e delle bellezze che la nostra regione offre. Bellezze e rarità artistiche spesso dimenticate o sconosciute che rischiano di scomparire per lo scarso impegno nella loro conservazione. E’ il caso di Civita di Bagnoregio, patrimonio nostrano di inestimabile valore che rischia di scomparire. Per scongiurare questo pericolo la Regione Lazio si è occupata di candidare questo sito di inestimabile valore a diventare Patrimonio dell’Umanità. In questo ambito si è inserita la Lectio Magistralis del professor Cacciari il quale ha disquisito con grande pregnanza filosofia proprio sul problema del “bello” ai giorni nostri. Dalle parole del professore si evince una domanda su tutte: è ancora lecito al giorno d’oggi parlare di “bello”? E se è ancora possibile, è da ricercarsi in bellezze materiali? Quello di cui si è parlato, infatti, è il contrasto insanabile tra la percezione dell’arte che si aveva in passato (in epoca medievale) e quella che potremmo definire contemporanea. E’ infatti evidente che per l’umanità del ventunesimo secolo il “bello” ha perso ogni connotazione sacrale ed è andato pian piano scomparendo, privato di ogni capacità di trascendenza. Il vero enigma che Cacciari ha presentato è il “bello” stesso, ovvero “cos’è il bello”? Come va intendere questo termine? Gli artisti contemporanei hanno cercato di eliminarla dai nostri vocabolari, ma continua imperterrita a rimanervi. Questo perché? Perché il “bello” è un qualcosa che “chiama”, una chiamata verso ciò che supera la semplice fruizione sensibile. Gli oggetti non si configurano come belli in sè stessi, ma lo sono in quanto richiamano un cammino di trascendenza, una via che porta verso l’oltre. Ma questo movimento che va dal concreto all’astratto, dal visibile all’invisibile è possibile solo appunto tramite ciò che è realità nella cosa bella, ovvero il suo aspetto concreto. Ecco allora che per salvare il “bello” l’unica via che possiamo percorre è quella di salvaguardare i suoi modi di apparire, diventa quindi imprescindibile salvaguardare meraviglie come Civita di Bagnoregio.
Andrea Gigante