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L’amore barocco all’Eliseo, per San Valentino concerto del Conservatorio di Santa Cecilia

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La musica barocca arriva al teatro: domenica 14 febbraio il Teatro Eliseo ospiterà un concerto dell’orchestra barocca del Conservatorio di Santa Cecilia, diretta dal Maestro Luigi Mangiocavallo. Violinista, direttore e compositore, il Maestro ha approfondito lo studio della musica antica, degli strumenti originali e del repertorio barocco. Da sempre interessato all’improvvisazione e alla composizione jazzistica, con particolare riferimento al violino, dal 2012 è docente di Violino barocco del S. Cecilia.

Maestro, partiamo da concerto di domenica: lei dirigerà l’orchestra barocca del Conservatorio di Santa Cecilia? Ce ne vuole parlare?
E’ l’orchestra che ho costituito nell’ambito dell’Area Dipartimentale di Musica antica del Santa Cecilia. Solo da qualche anno a questa parte, in vari conservatori italiani, si sta sviluppando e diffondendo l’insegnamento degli strumenti cosiddetti “antichi”. Il violino tradizionalmente inteso, ad esempio, ha già da sempre i suoi corsi, ma il violino barocco, che è, per intenderci, lo strumento così come veniva costruito dai primi decenni del ‘500 fino grossomodo all’inizio dell’800, è tutt’altra cosa. Rispetto ad altri Paesi – dove lo studio di questo periodo musicale e il relativo uso degli strumenti è stato avviato già dagli anni ’70 – l’Italia sta introducendo con grande ritardo tali corsi specialistici di musica barocca. Anche il Canto barocco e rinascimentale – di cui avremo qualche assaggio al concerto di domenica – fa parte dei nuovi insegnamenti, insieme al Flauto traversiere e a vari altri.

Luigi_S.CeciliaE la risposta degli allievi?
L’approccio nei confronti della musica antica è differente e molto particolare, a seconda dei casi. Non per tutti gli insegnamenti si inizia subito con gli strumenti antichi: ad esempio lo studio del violino barocco di solito segue quello del più tradizionale e classico violino. Tuttavia, sarebbe limitante considerarlo una mera specializzazione. Infatti non si tratta di un semplice approfondimento rispetto al repertorio, ma si estende all’acquisizione di una tecnica strumentale più appropriata alle prassi antiche, quindi a un differente modo di suonare ed interpretare, attingendo il testo musicale direttamente da stampe e manoscritti dell’epoca o da fedeli riproduzioni degli originali. Ciò richiede grande passione, pazienza e una forte dose di coinvolgimento perché questo studio implica un lavoro parallelo di ricerca su fonti storiche, iconografiche e trattati antichi. Con un tale variegato e multidisciplinare approccio si dischiude allo studente un campo di azione molto vasto che gli consente di essere un musicista a tutto tondo, proprio come avveniva nei secoli passati, prima che si disarticolasse, tra ‘800 e ‘900, la figura del compositore da quella dell’esecutore. In relazione a queste particolari e più complesse modalità, noteremo che l’orchestra che si esibirà domenica all’Eliseo non sarà composta solo da giovani, ma anche da musicisti già avviati alla professione e che stanno ora affrontando lo studio della musica antica.

A proposito del concerto di domenica 14 febbraio, nella scelta del programma si è voluto rendere omaggio alla festa che celebra l’amore?
In un certo senso sì … ma mi lasci dire, più idealmente, in omaggio all’amore di tutti noi nei confronti della musica, bene quanto mai prezioso, da difendere e diffondere a tutti i costi. Pensiamoci bene: è una di quelle fondamentali attività intellettuali dell’uomo, la cui esistenza distingue una civiltà evoluta da una società barbara. Io amo dire ai miei allievi che, nella vita, si può essere abbandonati da tutto, si può perdere o dover lasciare un giorno anche gli affetti più cari, ma la musica ti segue sempre e ovunque, ce l’hai dentro fortissima, fino al tuo ultimo respiro. Allora merita amore sconfinato. Tornando al nostro programma, è vero, nella seconda parte del concerto abbiamo incluso alcune arie tratte dal Don Trastullo di Niccolò Jommelli che, come tutti gli intermezzi ispirati alla commedia dell’arte, hanno sempre al centro l’argomento amoroso, fonte di gelosie, invidie, sotterfugi e combattimenti.
Aldilà di queste considerazioni, tornando su un terreno più didattico, il progetto nasce dalla mia intenzione di mettere insieme le forze dell’area dipartimentale di musica antica del Conservatorio in un programma consono alle capacità dei musicisti dei vari corsi e atto a porre in risalto al meglio le loro qualità. A questo proposito ci siamo affidati alla penna di Händel, di cui verranno eseguiti un’aria tratta dall’opera Scipione, ricca di virtuosismi vocali e un concerto grosso dall’Op. 6, dove i giochi strumentali tra i solisti e il resto dell’orchestra si svolgono secondo le modalità brillanti tipiche della scrittura del compositore tedesco. Verrà proposto inoltre, in apertura, un esempio perfetto di musica del vero periodo barocco, ovvero del primo ‘600: una sonata a quattro di Dario Castello. Destinata a quattro strumenti d’arco, la possiamo considerare uno dei primi esempi di ciò che diverrà in epoca classica, nella seconda metà del ‘700, il quartetto d’archi.
Secondo le classificazioni tradizionali, in musica il periodo barocco si considera convenzionalmente quello compreso tra il XVII secolo e il 1750 (morte di Bach). Ma è il ‘600 il secolo che merita di più l’attenzione di studiosi ed interpreti. Proprio in questo periodo, infatti, si assiste alla nascita e allo sviluppo del repertorio strumentale, oltre a quel grandioso fenomeno che è il dramma in musica, ovvero l’opera. Alla luce di ciò, non poteva mancare, nel concerto di domenica, la composizione di Castello, sebbene non venisse suonata a Venezia al tempo di Monteverdi con una formazione orchestrale tipicamente settecentesca, quale quella che avremo sul palco. Noi proporremo comunque questa sonata nell’insolita veste orchestrale, consentendoci un piccolo esperimento dal valore didattico senza perdere di vista la creatività.

Luigi_S.LouisOltre che violinista, direttore e compositore di musica classica, lei si è anche occupato di altri generi musicali, tra cui il jazz: quali tratti in comune con la musica barocca?
Il primo, ma non unico link che viene alla mente tra barocco e jazz è il ruolo svolto dall’improvvisazione: nel jazz, come sappiamo, è tutto, ma anche nella musica del ‘500 ‘600 e ‘700 aveva una notevole importanza. L’arricchimento estemporaneo con ornamenti melodici e variazioni delle parti scritte non era un’eccezione, ma una prassi fortemente consolidata, tanto da costringere il compositore a specificare perentoriamente in partitura di suonare “come sta” laddove non ce ne fosse la necessità. Questo fa sì che la musica di quel periodo possa assumere ogni volta un aspetto profondamente diverso. Sta alla personalità e capacità dell’interprete appropriarsi con libertà, intelligenza e gusto del testo originale, che comunque rimane fonte essenziale e materiale di partenza che chiede il massimo rispetto.
Barocco è quindi immaginazione, estro, fantasia e sorpresa … e cosa c’è di meglio dell’improvvisazione per sorprendere? Purtroppo, oggi dobbiamo fare i conti con la trasformazione di tali pratiche avvenuta tra ’800 e ‘900, che hanno portato il testo musicale ad essere così dettagliatamente specificato nelle partiture da non consentire più grandi spazi di libertà. Ciò ha dato luogo, come abbiamo detto prima, alla divisione sempre più netta di ruoli tra interprete e compositore: il compositore scrive e l’esecutore interpreta. Per nostra fortuna, questa per certi versi poco naturale divisione andrà ad infrangersi quasi subito, dall’altra parte dell’Oceano con la musica jazz, in cui la composizione può considerarsi contestuale alla stessa esecuzione, ma questa è un’altra storia …

Il concerto di domenica all’Eliseo darà modo ai ragazzi del Conservatorio di farsi conoscere, una grande opportunità anche per la musica barocca …
Nella scarsità di occasioni di cui la musica ha sofferto sempre più negli ultimi anni in Italia, questi concerti costituiscono un’opportunità da cogliere senza esitazioni. L’impegno che ho profuso per la realizzazione del concerto di domenica nasce in primo luogo dalle richieste dei miei allievi e dalla necessità di concretizzare i loro studi, potendo fare musica insieme proponendola al pubblico. Se in Francia, Germania, Olanda o Gran Bretagna esistono molte orchestre che praticano la musica antica spesso in solidi contesti istituzionali, in Italia scontiamo un ritardo notevole; in special modo Roma svela un panorama piuttosto povero. Val la pena quindi cogliere questa occasione, puntando l’attenzione sull’importanza del periodo barocco nella storia della musica. Finora raramente ci si era accostati, in ambito concertistico e didattico, alla musica di Castello … Ma non possiamo assolutamente prescindere dalla conoscenza di tutti quei musicisti che, come lui, hanno consentito lo svolgersi della storia di questa meravigliosa arte come la conosciamo oggi. Il periodo barocco ha segnato le basi per tutte le forme della musica strumentale e vocale, costituendo le fondamenta per lo sviluppo della musica moderna. Ignorarlo sarebbe come se pretendessimo di apprezzare l’arte della pittura senza conoscere Michelangelo o Caravaggio. Se non sappiamo cogliere la ricchezza della musica barocca abbiamo perso buona parte della musica della nostra civiltà: non c’è futuro senza conoscenza e amore per la propria storia.