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Vanessa Jay Mulder e l’espressione artistica vitale della black music

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Foto di Simone Zangarelli

Con uno show esclusivo, inserito nella splendida cornice del Palazzo Montemartini, Vanessa Jay Mulder ha presentato il 29 maggio alla stampa il singolo “Back Down” che anticipa il suo primo album dal titolo “The Butterfly Experience” prodotto da Molto Records. “Il disco racconta la trasformazione della farfalla che”, spiega l’artista, “nasce con le sembianze di un bruco e pian piano diventa libera di volare da un fiore a un altro”.
Sul palco dimostra tutta la sua consolidata esperienza di performer: carismatica, solare e a suo agio col pubblico, esegue per intero “The Butterfly Experience” e alcune cover come “She drives me crazy” dei Fine Young Cannibals: fra i brani del disco c’è un pezzo scritto per lei da Henry Padovani, il primo chitarrista e cofondatore dei Police. L’estetica musicale legata alla black music è quella che più appartiene a Vanessa Jay Mulder, capace di attraversarla in modo trasversale dall’acid jazz alla dance, passando per l’R&B e il funk grazie alla sua vocalità versatile e il timbro avvolgente. L’artista è in grado di coinvolgere il pubblico e mantenere, al tempo stesso, il senso di intimità dell’evento, creando un’atmosfera quasi sospesa, frutto della collaborazione con quella che definisce la sua “famiglia musicale”: Fabio Frombolini al basso è anche produttore, arrangiatore e coautore insieme al batterista Stefano Costantini. L’anima melodica del gruppo è invece affidata alla precisione di Alessandro Caputo alla chitarra e alle tastiere di Domenico Picone.


Nata in Suriname ma cresciuta ad Amsterdam, Vanessa Jay Mulder muove i suoi primi passi nel mondo dell’arte come ballerina, fino a partecipare ai videoclip di Raf. Dopo essersi trasferita in Italia, ottiene il ruolo di corista nei tour “Battito Animale”, sempre con Raf, e “Spirito Divino” di Zucchero, col quale prende parte al Pavarotti & Friends; nel 2001 apre il concerto di Lauryn Hill e Rita Marley al Metarock festival di Pisa.
Dopo il concerto Vanessa Jay Mulder, raggiante e soddisfatta della propria performance, risponde a qualche domanda:

 

Come ti senti in vista dell’uscita del tuo primo disco da solista?
Mi sento emozionata e orgogliosa perchè dopo tanto lavoro e grazie ad una grande squadra siamo riusciti a creare della magia, quindi è come se le cose venissero da sole e si materializzassero, in un certo senso.

Si sente molto l’influenza della musica afroamericana nei tuoi pezzi. Quali sono gli artisti ai quali ti ispiri di più per la creazione dei brani?
Ho preso spunto da diversi artisti, per citarne alcuni: Lauryn Hill, Nina Simone, Prince, Ella Fitzgerald; da ognuno di loro ho tratto ispirazione per formare la mia personalità artistica.

Fra i nomi che hanno collaborato con te nella stesura di “The Butterfly Experience” c’è anche quello di Henry Padovani, come è nata la collaborazione fra voi?
Io e Henry siamo amici ormai da molti anni, ci siamo conosciuti poiché era il manager di Zucchero e mi ha dato preziosi consigli per la mia carriera. Poi, un giorno, eravamo in tour insieme e mi fece sentire questo brano che aveva scritto per me, subito pensai: “è fantastico”. Così mi diede la sua benedizione.

Il tuo singolo “Back Down” parla di resilienza e della forza di allontanare da sé la negatività, qual è il messaggio che vuoi trasmettere con il tuo disco?
Il fil rouge del disco è lo sguardo agli eventi positivi nonostante le difficoltà della vita, riconoscere che abbiamo una luce interiore più forte dei nostri problemi e vorrei comunicare questo messaggio al maggior numero di persone possibile.

Infine che consiglio ti senti di dare a coloro che vogliono intraprendere il tuo stesso mestiere?
Dovete amare questo lavoro e cercare di essere sempre originali e veri con voi stessi, partendo dal basso. Certo, il successo che si ottiene passando per i talent show è spettacolare, ma non ti fornisce le conoscenze sufficenti per andare avanti in questo mondo. Bisogna fare la gavetta per avere basi solide.

Foto di Simone Zangarelli
Foto di Simone Zangarelli