Dopo tre settimane dense di incontri, laboratori, esperienze, pensieri e immagini, si conclude al Teatro delle Moline la residenza del Teatro delle Ariette, su invito di Emilia Romagna Teatro Fondazione, con la presentazione del primo studio di “Tutto quello che so del grano” in scena martedì 22 marzo alle ore 20.30 (con repliche mercoledì 23 e giovedì 24 marzo sempre alle ore 20.30), la nuova produzione delle Ariette, di Paola Berselli e Stefano Pasquini, con Paola Berselli, Stefano Pasquini e Maurizio Ferraresi.
Il debutto del primo studio è anticipato dalla presentazione, domenica 20 marzo alle ore 18, del film di Stefano Massari in quanto il progetto “Tutto quello che so del grano” è stato un percorso parallelo: la creazione dello spettacolo e la realizzazione del film che, partendo dallo stesso nucleo drammaturgico, si è sviluppato parallelamente, eco della creazione teatrale. Lo stesso tema affrontato con un linguaggio diverso.
«Tutto quello che so può essere niente – scrivono le Ariette – E il grano? Alle soglie dei sessant’anni, qualcosa devi pure avere imparato, qualcosa devi sapere, e questo qualcosa non puoi tenerlo per te, perché fai teatro, perché sei un’attrice… Tutto quello che so del grano è un percorso parallelo: la creazione dello spettacolo e la realizzazione del film. È una sorta di pausa, una meditazione collettiva su quello che sappiamo di noi stessi, dei nostri simili e della terra che abitiamo. Quel “sapere” che cerchiamo, che vogliamo ascoltare e raccontare, non è solo un sapere scientifico. Cerchiamo piuttosto di condividere un sapere intuitivo e sentimentale, che appartiene al campo dell’esperienza materiale: i ricordi, le emozioni, i sentimenti, la farina, l’acqua, il pane e il vino».
I soggetti sono una focaccia, una lettera, un uomo e una donna, che vivono insieme da più di trent’anni, coltivano la terra, allevano animali e fanno teatro. Forse la sera prima hanno litigato. Per questo l’uomo si sveglia presto e comincia a impastare una focaccia, per lei, con la farina del grano che hanno coltivato. È da venticinque anni che seminano il grano insieme, così lui decide, nelle pause, tra una lievitazione e l’altra, di scriverle una lettera, una sorta di testamento, per dirle tutto quello che sa del grano, tutto quello che crede di avere imparato o pensa di avere capito. Scrive per lei, perché è un’attrice, per regalarle un monologo così bello da vincere tutti i premi e avere un grande successo, perché lei possa leggere e dire le sue parole di fronte agli spettatori e lui possa, nascosto tra loro, ascoltarle, pronunciate dalla sua voce, ogni sera, per sempre.