Il Teatro Studio Uno ospita “Fiori di me”, il dramma di un uomo nel dedalo dell’incertezza, scritto da Luna T. Sveva Testori e diretto da Klaus Kurtz, con la partecipazione di Alessandra Cicogna, Fabrizio Pangallozzi e Pamela Adinolfi.
Così come Telemaco aveva aspettato Odisseo per tutto il tempo della sua permanenza altrove, Vito aveva aspettato suo padre, Aldo Macchi, fotografo di guerra, scomparso misteriosamente nel 1995.
Ma Odisseo/ Aldo, questa volta, non torna a casa, e lascia un vuoto che non può essere colmato nel figlio.
Lo spettacolo è accompagnato dalla mostra fotografica “Scatti Privati” di Aldo Macchi, curata dal figlio per ipotizzare e comprendere dove il padre possa essere scomparso, che comprende 8 foto provenienti da tutti gli archivi d’Europa e posizionate nel foyer del Teatro.
Vito Macchi è un cardiochirurgo in crisi. Vorrebbe fare il fioraio, ma non è sicuro che cambiare lavoro proprio prima di una promozione importante sia una buona idea. Per questo motivo, chiede consiglio alle persone a lui più care, le quali hanno tutte una luce -e una voce- proprie all’interno dello spettacolo, che però non danno soluzioni al problema. Nel momento di dare una risposta, infatti, tutti spariscono. Nessuno vuole prendersi la responsabilità della scelta.
Vito è il Minotauro, abbandonato a se stesso nel Labirinto. Il suo filo rosso non esiste, non c’è nessuna Arianna. È solo. Sulla scena come nella storia.
Simone Fraschetti (AKA Vito Macchi) porta sulla scena il dramma di un uomo che si è interrogato troppo a lungo sulla domanda sbagliata, tralasciando i problemi profondi alla base del suo disagio.
Un dramma profondo, non compreso, che viene preso alla leggera da quanti non lo capiscano. Nessuno capisce il dolore vero di Vito, e neanche lui, fino alla fine.
Il dramma mostra quanto sia facile perdersi nella propria mente, che diventa un vero e proprio labirinto.
Battute divertenti e constatazioni amare si alternano in un dibattito corale vivace e movimentato, che arriva allo spettatore in modo diretto, e lo colpisce nell’intimo, lì, dove ognuno si sente più fragile ed irrimediabilmente sperduto.