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Fare all’amore a Namur, un ragazzino e una locandiera nascosti negli orrori della guerra

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L’amore tra un soldato e una vivandiera sullo sfondo delle guerre napoleoniche, tra macerie e soldati sgozzati. E’ “Namur” di Antonio Tarantino, portato in scena dai Teatri di Bari con la regia di Teresa Ludovico (anche interprete con Roberto Corradino), che torna ancora una volta a confrontarsi con la densa scrittura di Tarantino dopo “Piccola Antigone” e “Cara Medea”.

Appuntamento a Teatri di Vita (via Emilia Ponente 485, Bologna; tel. 051.566330;www.teatridivita.it), venerdì 6 maggio, ore 21; sabato 7, ore 20; domenica 8, ore 17. 

19 giugno 1815: l’armata francese è in rotta. Napoleone fugge verso Parigi. Namur, un paese di retrovia, è percorso dalla soldataglia inglese e prussiana che, casa per casa, cerca i nemici. E’ notte, nei campi di grano cavalli sventrati, soldati sgozzati, sciabolati, ammassati si confondono nell’oscurità, fra gli arbusti e le fronde. In una capanna fuori Namur, Marta, una vivandiera imperiale, non più giovane, sta facendo l’amore con Lucien, un imberbe fantaccino che alle pressanti richieste di conferma d’amore da parte della donna, cercherà, fino all’alba, di sfuggire con imbarazzo e finzione. I loro dialoghi crudeli sveleranno universali meccanismi di coppia e la feroce assurdità della guerra.

Paura, coraggio, ribellione, sottomissione, verità, finzione, violenza, tenerezza, odio, amore… e la guerra con il suo odore, i suoi colori, i suoi suoni, i suoi nomi, le sue battaglie, la sua geografia, che demolisce ogni costruzione, ogni ordine, ogni grado, ogni certezza e… magma e caos. Antonio Tarantino, con pennellate mirabili crea un affresco visionario di grande potenza evocativa. I fitti dialoghi dei due personaggi, con la loro bruciante universalità, travalicano la capanna di Namur e risuonano nell’immensità della notte che si popola di Storia.