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“Giorni felici”, una Nicoletta Braschi di qualità al Teatro India

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"GIORNI FELICI" DI SAMUEL BECKETT, REGIA DI ANDREA RENZI. NELLA FOTO NICOLETTA BRASCHI. FOTO DI GIANNI FIORITO

Al Teatro India dal 31 marzo al 10 aprile va in scena ”Giorni felici” del poeta e drammaturgo irlandese Samuel Beckett diretto da Andrea Renzi e interpretato da Nicoletta Braschi. L’opera scritta nel 1961 porta in scena due personaggi: la bionda Winnie, sepolta da un cumulo di rocce e il marito Willie costretto a strisciare per muoversi. Nella pièce l’assurdo scivola via da ogni dimensione narrattiva e descrittiva manifestandosi piuttosto come una rivelazione di cui Winnie nell’interrogativa interpretazione di Nicoletta Braschi dovrebbe esserne l’annuncio.

L’attrice si trova per 90 minuti ad assumere il controllo quasi  assoluto del palco. Difatti nonostante sulla scena sia presente anche Andrea Renzi, regista e interprete di  Willie il marito di Winnie, questi si trova a non rispondere o a esprimersi  esclusivamente per monosillabi presentandosi come ”inesistente” portando Winnie/Nicoletta a una comunicazione solitaria, sgrombra  dei suoi elementi significativi. Senza curarsi di ciò Winnie continua a riferirsi al marito trasformando il dialogo in  un soliloquio che  diviene  l’asse portante del dramma nel quale si riversa la duplice funzione di mostrare il vuoto esistenziale vissuto da Winnie e la sua funzione consolatrice tramite cui scandire una quotidianità in un tempo sempre identico a sè stesso, privo di mutamento.

La scenografia è semplice e essenziale, sullo sfondo è posto un separè stropicciato  e in primo piano troviamo il cumulo di rocce in cui si trova imprigionata Winnie che arriverà nel secondo atto a coprirla interamente sino alla vita lasciandole libero non più del viso. La famosa attrice di Cesena in questa interpretazione si trova ad affrontare  grandi difficoltà quali la durata e la modalità dello svolgimento dello spettacolo che costringono l’attrice a far affidamento esclusivamente sulla carica espressiva  del proprio volto e della propria voce per dar credibilità e carisma all’opera. Resta il dubbio se la protagonista sia riuscita ad adattarsi e districarsi tra queste difficoltà. Ciò che emerge dallo spettacolo è una sorta di serenità che  non lascia emergere alcun vero contrasto tra la prova recitativa di Nicoletta Braschi e l’assurdità che si staglia sullo sfondo, lasciando uscire lo spettatore con una sensazione di perplessità e non del tutto convinto dello spettacolo nonostante lo scroscio degli applausi in sala. Tuttavia la Braschi, seppur non incisiva, regala una prestazione di qualità, è vero, limitandosi all’essenziale, ma senza incappare nel grande errore di caricare situazioni in cui non v’è alcun bisogno.