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Sotto una luce d’ospedale vola un uccello blu. Bukowski che incanta il Vascello

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“Dovremmo amarci tutti quanti e invece no, siamo schiacciati dalle banalità, siamo divorati dal nulla.”

Charles Bukowski

Lo spettatore che entra nella sala del teatro Vascello è infestato immediatamente da questo “nulla schiacciante”, disgustato dai piedi sporchi del “cadavere” Bukowski coperto da un lenzuolo, incantato dai rivoli della sigaretta della donna di cui a breve si scoprirà l’identità. I protagonisti in scena si riveleranno presto due monadi che tentano un incontro improbabile in una stanza d’obitorio, che diventa il Limbo del vecchio poeta. Lidia (Sara Bevilacqua), un’infermiera disincantata e delusa dalla vita ma affascinata da questa caricatura d’uomo, diventa l’ultima cartuccia da sparare, angelo della morte mascherato da strega ammaliante. La regia di Licia Lanera è estremamente limpida e sobria, priva di quelle sbavature in cui si rischierebbe facilmente di cadere davanti ad una figura irregolare come quella di Bukowski. Una sinfonia ben armonizzata, in cui ogni elemento ha il suo giusto spazio. E’ una regia a luce piena, una luce fredda e ospedaliera che non ha bisogno di nascondere nulla né di dare una giustificazione ai vizi del poeta. Terzo protagonista e vettore della storia è il carrello dove scorrono i corpi dei due attori: giaciglio dove si consuma la passione tra i due, letto dove sognare le ultime fantasie, confessionale di un uomo distrutto. Il carrello ruota velocemente fra gli angoli della stanza, una fredda stanza d’obitorio vista da un angolo quasi a ricordarci che la prospettiva degli avvenimenti non è reale, ma sospesa fra una realtà ultraterrena e la nostra. Spicca la carnalità, la fluidità: tutto scivola via sui corpi nudi dei personaggi ridotti a statue di un museo delle cere, figure caricaturali e grottesche. Il vecchio Chisaski, che Vito Signorile offre allo spettatore, è un personaggio autentico, creato con la maestria di un attore navigato, che devia dalla realtà biografica del personaggio per produrne una sorta di testamento emotivo. Signorile è un animale da palcoscenico che, da veterano del teatro qual è, regala una prova di come si incanta il pubblico, presentando allo spettatore un corpo divorato dalla propria arte; che non derivi proprio da questo la scelta del personaggio?

La conclusione è affidata alla voce grave del vero Bukowski che, recitando la sua “Bluebird”, fa volare la sua voce fra il pubblico, proprio come l’uccellino azzurro della poesia.

Mila di Giulio