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PPP ha seminato, ma hanno vinto l’omologazione, il fascismo e la rimozione di Stato. Giorgio Barberio Corsetti ci racconta il suo “Pasolini”

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Barberio Corsetti, Pasolini viene assassinato 40 anni fa. Ancora oggi, sembra, le riflessioni pasoliniane sono al centro dell’attenzione praticamente di tutti. Nel bene o nel male, ci si confronta ogni anno con lui, cosa bisogna credere. Che non è cambiato nulla in questi quarant’anni? Che PPP è rimasto solo un profeta?

Pasolini ha seminato nelle coscienze, e molti che conoscono la sua opera ne sono stati marcati, ma nel frattempo il lavoro di rimozione, di cancellazione e di omologazione della cultura su modelli di massa ha operato a fondo creando un solco profondo … soprattutto i giovani che sono al di là di questo crepaccio vanno ritrovati creando ponti e passaggi.

Nello spettacolo corale, “Pier Paolo”, lei, insieme ad altri, siete riusciti a ricostruire un brandello della storia personale di Pasolini, il suo amore per il calcio, unendolo anche a momenti intensi: le storie dei ragazzi del Liberi Nantes che hanno condiviso la loro difficile condizione di rifugiati. Come le è venuto in mente di organizzare questa “sinfonia degli ultimi”?

Semplicemente perché il calcio è popolare, parla a tutti così come dovrebbe anche il teatro e nel caso di Pietralata il calcio è anche integrazione, lo sport, l’agonismo, la squadra, creano collettività, ed è in una collettività che il teatro può ritrovarsi. Con Pasolini gli ultimi sono la speranza di rinascita e rinnovamento di una società che perde i suoi valori e viene divorata dal consumismo

La propaganda mediatica che ha creato l’omologazione “fascista” che Pasolini temeva tanto ha avuto luogo? Lei che ha proposto uno spettacolo su Pasolini, quindi lo ha dovuto studiare, pensa che la dimensione omologativa ha avuto davvero il sopravvento in Italia?

Sì ha avuto il sopravvento anche al di là di ogni peggiore previsione. La televisione nelle sue forme peggiori ha distrutto l’identità, la cultura, ha sostituito intrattenimenti idioti alla socializzazione, l’estremizzazione della comunicazione ne ha eliminato la componente umana, al qui ed ora si sostituisce sempre l’altrove e in un altro tempo, alla presenza si sostituisce l’assenza, alla partecipazione la rinuncia.

Ogni anno si assiste alle celebrazioni in massa su PPP, per poi osservare, sempre in massa, il completo oblio cui è sottoposto lui, come molti altri intellettuali di prestigio, il giorno dopo. Rimozione forzosa o semplice opportunismo politico?

Le commemorazioni servono se danno un senso al presente, se attraverso Pasolini si guarda all’oggi, e si ricorre alla sua potenza poetica e al suo sguardo critico per riprendere possesso di un ruolo nella società, non da servi ma da attivi protagonisti, che vogliono abbattere le ingiustizie.pasolini-cadavere.

Ogni anno si presenta l’anniversario dei fatti dell’Idroscalo di Ostia come un momento fondativo per l’Italia, come se quel fattaccio fosse diventato quasi un punto di svolta per la coscienza di una nazione. Ma ne parlano tutti. Si possono condividere le parole del ministro Franceschini quando ha detto: “Pasolini è stato dimenticato dalle Istituzioni”?

Ancora resta il mistero della sua morte, e ancora sembra che spesso le Istituzioni operino con gli stessi schemi, aggiornati modernizzati, ma in una logica del potere che sembra riprodursi, come un idra dalle cento teste.

Rivolti al futuro. Quali altri progetti ha tra le mani, maestro Barberio Corsetti?

Per ora mi occupo di un mio testo sull’Europa, in programma l’anno prossimo, e di Cenerentola di Rossini che farò a Palermo in Aprile.