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Ridere con ironia, Roberto Rustioni al teatro con “Being Norwegian”

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Ridere, a volte, è solo un modo per “espiare le proprie colpe”, diceva qualcuno. E’ il potere di certi testi drammaturgici, che uniscono sapientemente la vena tragica a quella comica, in un unicum meraviglioso. E’ l’essenza di un’opera come “Being Norwegian” di David Greig, in scena al Teatroinscatola di Roma, che vede impegnati sul palco Roberto Rustioni (alias Sean), regista oltre che interprete accanto all’altra protagonista, una giovane donna di nome Lisa, ossia Elena Arvigo, che del testo ha curato anche la traduzione.

Rustioni e ArvigoEssere norvegesi è un moto dell’animo, oltre a uno stato d’essere … Roberto Rustioni, perché proprio “Being Norwegian”?

La storia di questo testo è molto semplice: in una cittadina scozzese dei giorni nostri, una qualunque, si narra dell’incontro di un uomo di mezza età e una donna più giovane in un pub. L’incontro continua nella casa di lui, che è del posto, mentre si scopre che lei è straniera, norvegese appunto. Ed é proprio attorno a questa identità che si gioca il tutto … Identità apparente però, perché fino alla fine della commedia non si capirà mai quale sia realmente la provenienza di Lisa o quanto piuttosto questa Norvegia sia un altrove immaginato, luogo ideale dell’utopia, della fuga da una realtà molto dura. I due personaggi appartengono infatti alla working class: sono persone che devono lottare per sopravvivere e man mano che arriva la notte, da luogo di vacanza la Norvegia si trasforma quasi nella terra delle fate, dove anche i miracoli sono possibili. Poi certo “Being Norwegian” racconta anche di questo incontro erotico tra un uomo e una donna soli: oltre all’identità e al lavoro si parla anche di solitudine, tematiche molto dense e di peso.
La cosa però più interessante che mi ha fatto scegliere questo testo di David Greig è che viene portato avanti con ironia: è una comedy che non rinuncia all’ironia come chiave interpretativa del reale. Tutto viene letto con una chiave tragicomica, non c’è mai un senso di drammaticità eccessiva.

IMG_4842Se potessi descrivere in poche parole la drammaturgia contemporanea, quali aggettivi useresti per distinguerla dai classici del passato?

Credo che il valore aggiunto sia proprio questa capacità di lettura del reale in chiave tragicomica. Una svolta in senso storico alla fine dell’800 si è avuta con Čechov, che non è moderno ma già contemporaneo: è con lui che si comincia a definire la qualità tragicomica del raccontare la realtà. La visione dell’umano è più complessa: non può mai esserci, nell’esistenza di un solo individuo, o solo commedia o solo tragedia. Nell’arco di una giornata della nostra vita attraversiamo momenti assolutamente drammatici e magari, tre ore dopo, ci troviamo dentro la nostra commedia umana, avvolti da un senso del ridicolo o di gioia. A livello di scrittura si compie questo tentativo di restituire la qualità tragicomica della vita. Se nella commedia d’arte classica era tutto più squadrato, nel contemporaneo è come se i due aspetti, i due colori bianco e nero, della vita e dell’arte, si fondessero in uno sguardo più articolato.

foto RustioniDavid Greig è autore dei giorni nostri, capace di descrivere in modo sopraffino la quotidianità, con le sue nevrosi e i suoi attimi di felicità: perché la tua scelta è ricaduta proprio su di lui?

In realtà è la prima volta che affronto un autore britannico e penso proprio che lo rifarò. All’interno delle varie drammaturgie contemporanee, quella della Gran Bretagna ha un peso e una storia davvero formidabile. Greig poi è fenomenale, oltre ad autore è sceneggiatore anche di cinema: in soli 45 anni ha scritto più di 50 opere tra testi, adattamenti, traduzioni e libretti. Scrive una drammaturga viva che ha un mercato e opera una messa in scena di livello, dalla qualità molto alta. Greig appartiene ad un gruppo di scrittori che conoscono con precisione il teatro e la scrittura drammatica, che è diversa da quella letteraria perché ci vogliono competenze precise. Davvero la Gran Bretagna non si è fermata per niente a Skakepeare, ma nemmeno a Pinter, che è ormai diventato padre di una certa scrittura. Adesso ci sono questi giovani che vanno avanti: sono formidabili creatori di storie che, pur nella loro semplicità, danno un messaggio forte e riescono a creare sempre una qualità coinvolgente e accattivante, anche per il pubblico. Pure le nostre repliche hanno funzionato sempre molto bene e la risposta è senz’altro positiva.

Being Norwegian di David Greig regia di Roberto Rustioni con: Elena Arvigo e Roberto Rustioni traduzione di Elena Arvigo allestimento scene e luci: Paolo Calafiore costumi: Gloriana Manfra organizzazione: Irene Ramilli
Being Norwegian
di David Greig
regia di Roberto Rustioni
con: Elena Arvigo e Roberto Rustioni
traduzione di Elena Arvigo
allestimento scene e luci: Paolo Calafiore
costumi: Gloriana Manfra
organizzazione: Irene Ramilli

“Being Norwegian” è comunque prima di tutto una commedia: cosa dovranno aspettarsi gli spettatori in sala?

Di sicuro si divertiranno e rideranno, anche se si tratta di una risata consapevole: si riderà prendendo coscienza di alcune questioni che riguardano tutti, ossia le relazioni tra esseri umani, che è poi il succo di tutto lo spettacolo.

 

Teatroinscatola
Lungotevere Artigiani 12/14, Roma
Da martedì 15 a domenica 20
Tutti i giorni ore 21, domenica ore 18